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Manifesto EFA per le Elezioni europee 2019

 

 

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L’Altro Sud is a cultural-political movement which is inspired  by European Regionalism. The South of Italy (Two Sicilies) is an ancient and authoritative nation with about eight centuries of common history. The purpose of this organization is to contribute, with other European territories, at the construction of a Europe of the Peoples and of the Cultures. Defend the interests of the Southern Italian Regions in a Europe of the solidarity and identity.

 

 

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I"l nostro è un Paese in pezzi. Ripeterlo fa paura, ma non è detto che sia un male" . Un libro infuocato, che irrompe con forza nel dibattito politico e tratteggia scrupolosamente gli scenari di un futuro che non è mai stato così prossimo.

 

 

 

   
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Fermiamo lo scempio in Basilicata dove si potrebbe destinare fino al 70% del territorio regionale allo sfruttamento petrolifero. Serve una mobilitazione permanente delle popolazioni meridionali contro questa violenza dello stato italiano che continua a considerare il Mezzogiorno solo una colonia da spremere e che ha consegnato i nostri territori alle compagnie petrolifere

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Video "Un Altro Sud c'è". Rassegna di immagini del Sud stereotipato della criminalità e del degrado contrapposto al Sud positivo, della gente perbene, degli eroi, della cultura, dell'arte, della Storia di un popolo che è stato Nazione per otto secoli.

   
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Nicola Perrini, ingegnere, docente di elettronica con numerose esperienze professionali - in particolare nel campo delle Energie Rinnovabili e dell'impiantistica industriale - è attualmente Coordinatore Nazionale de L'Altro Sud-UDS. Meridionalista doc, è autore stimatissimo di numerosi contributi sulla Questione Meridionale e sulle nuove opportunità di sviluppo del Mezzogiorno. 

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 FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    
Luogo: BlogsL'ALTRO SUD    
Inviato da: 242658@aruba.it 28/01/2016 18.38

FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA

di Antonio Gentile

 L’esigenza dei popoli e delle varie comunità politiche di collaborare per perseguire obiettivi comuni, restando liberi per conservare la propria identità e unità, trova nel federalismo e nelle sue varie forme, la sua realizzazione migliore. I principi federali nascono dall’idea che popoli liberi possano autonomamente entrare in associazioni politiche durevoli ma limitate anche nel tempo, come avviene per il neofederalismo.

Il fine è quello di raggiungere obiettivi comuni e proteggere i propri interessi pur conservando la propria integrità. L’idea federale si fonda sul principio che le istituzioni e le diverse relazioni politiche e sociali si costituiscono sul rispetto di “patti” che le persone e le varie comunità attuano compiendo scelte costituzionali. La diffusione dei poteri tra i vari centri è garantita da una contrattazione non centralizzata e, questa, rimane la principale prerogativa della democrazia federale. Il termine federale deriva dal latino “foedus” e significa appunto patto. L’assetto federale è un accordo associativo regolato da un “covernant” e fondato sul mutuo riconoscimento dell’integrità di ciascuna delle parti e sul tentativo di far nascere tra esse una particolare unità di convenienza. L’idea federale è fondata sulla combinazione di autogoverno (self-rule) e governo comune (shared rule), dove le comunità politiche, ma anche le realtà sub-nazionali, trovano una loro volontaria intesa mantenendo una propria integrità territoriale e culturale. L’indirizzo politico viene, poi, definito e realizzato tramite forme di negoziato dove tutti, paritariamente, possono partecipare.

Attualmente, quasi il 40% della popolazione mondiale vive formalmente in comunità federali e un altro terzo vive in comunità strutturate su istituzioni federali. Uno dei motivi fondamentali dell’affermazione di questa ideologia e della sua continua evoluzione va ritrovata nella volontà, oramai di portata mondiale, di riaffermare identità territoriali regionali non più dominabili, considerando che nel mondo esistono ben 3000 gruppi etnici diversi ben coscienti delle loro identità.

L’affermazione dell’idea federalista procede parallelamente con la delegittimazione dello stato nazionale, attraverso lo sgretolamento della sovranità a livello nazionale e internazionale. "La sola idea che possa esistere una sovranità nazionale unica e indivisibile, localizzata magari in una capitale di uno stato, appare ormai superata e ridicola di fronte alla realtà di un mondo interdipendente dal punto di vista politico, militare ed economico". Inoltre, in un periodo di grande crisi di valori e di modelli politici è proprio la sintesi politica dello stato-nazione basata sull’omologazione, a franare pesantemente. In particolar modo, non è più accettabile che siano i governanti a stabilire la gerarchia dei bisogni di un intero territorio,mentre le identità soppresse o comunque non evidenti, riaffiorano come “bisogni prorompenti e fortemente ostili al vecchio e superato paradigma statualista“.

Per il Sud Italia, così come per tutte le altre comunità regionali italiane, il federalismo o meglio il neofederalismo che noi sosteniamo, è una straordinaria occasione di rinnovamento e di rinascita che, finalmente, pone fine alla cosiddetta epoca moderna terminata nel XX secolo. Per circa trecento anni l’obiettivo politico è stato quello di creare “un sol popolo, un solo territorio, un solo governo”, un vero stupro delle identità. Oggi, nell’epoca postmoderna, si assiste ad una rinascita del sentimento d’appartenenza e al riemergere dei legami di comunità come elemento centrale dell’identità individuale, mentre si affermano forme di solidarietà tra i popoli al di là di ogni teorico confine nazionale. La rivoluzione federale, nella sua versione postmoderna, si avvia, dunque, ad occupare la scena politica internazionale demolendo le catene del modello centralizzato, e offrendo al Meridione d’Italia l’occasione storica per affrancarsi dall’umiliazione e dalla schiavitù di una centralizzazione sfruttatrice che ha imposto alle nostre genti regole di feroce subordinazione.  

 

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Commenti (23)   Aggiungi Commento
Re: FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    Da @nestor a 24/06/2014 14.48
la scelta federalista così come illustrata in questo post di Gentile può essere una grande opportunità per noi del sud, a patto che non ci sia la strumentalizzazione della lega nord. Comunque ribadisco l'alto profilo culturale e il senso di concretezza dell'Altro sud che per me rimane un modello a cui ispirarsi.

Re: FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    Da Rosario a 24/06/2014 18.57
Sono molto d'accordo con quanto è scritto sopra, credo anche io che questa sia la strada migliore per l'autonomia. Direi ben diversa da quanto proposto da Bossi e compari e certamente più auytorevole.

Re: FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    Da Micky a 24/06/2014 19.50
Qualunque sia la scelta dobbiamo rimodellare questo stato non più adeguato al terzo millennio.

Re: FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    Da Lucia a 25/06/2014 12.17
Il rilevante mini-saggio del nostro ideologo rende esplicito l'obbiettivo di l'Altro Sud e non nascondo il fascino di queste tesi. Ho letto in passato durante i miei studi vari testi che affrontavano questo argomento e ritengo che sia veramente questa la strada più opportuna. Mi auguro che presto ci siano altri approfondimenti su questo tema e soprattutto in relazione al nostro ingresso nel partito europeo dell'Efa. Nel frattempo vorrei capire la differenza che esiste tra federalismo e neofederalismo di cui noi ci facciamo sostenitori, e inoltre sarei molto lieta e onorata di partecipare alla elaborazione di queste tesi politiche potendo anche offrire la mia esperienza universitaria .Grazie!

Re: FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    Da Nicola Perrini a 25/06/2014 16.11
Trascrivo il pensiero di Nicola Zitara sull'argomento, uno che ha saputo vedere lontano prima degli altri, che definisce i limiti del self rule: "Se potessimo definire o quantomeno influenzare le regole del gioco mercantile, se avessimo le mani mezze libere in tema di credito, di commercio internazionale, di politica estera, di politica agricola e industriale; se avessimo voce in capitolo nel campo della sanità e dell'istruzione; se potessimo lavorare a favore di una moralità restaurata in tema di spettacoli e tempo libero; se ci fosse consentito di avere in gran dispitto la Ferrai e la Juventus o fabbricare auto a metano che non superano i 100 chilimetri all'ora; se potessimo fare, del turismo, una cortese forma di ospitalità non gratuita e non l'immonda speculazione che oggi è; se ai nostri figli potessimo fornire una cultura gentile ed educarli allo spirito critico; se potessimo formarli al coraggio fisico e morale, all'onore, alla lealtà, all'amore degli altri esseri sensibili e delle cose, delle stelle, del sole, della luna, del mare, dei campi coltivati e dei boschi, allora e solo allora il federalismo avrebbe un senso.

Re: FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    Da Antonio Gentile a 25/06/2014 20.13
Cara Lucia, ti ringrazio delle tue parole e naturalmente siamo sempre contenti del contributo di persone come te, dotate di sconfinata cultura politica. Circa poi la differenza tra federalismo e nuovo federalismo chiarisco, anche per agli altri amici che si sono subito interessati, che oggi il sistema di accesso al federalismo è l'inverso rispetto quello che ha caratterizzato i secoli scorsi. In pratica dobbiamo renderci conto che il federalismo di Cattaneo , Gioberti e altri, è ormai alle nostre spalle, è il passato, perché quel federalismo muoveva da una pluralità e cercava attraverso il patto (foedus) di costruire l'unità. Il federalismo fino alla fine di quel secolo è stato lo strumento per costruire lo Stato Unitario ed è stato asservito alla logica dello Stato Moderno. Oggi, invece il federalismo serve a pluralizzare gli stati unitari e le sue strutture. Quindi il federalismo dei giorni nostri è il contrario di quello tradizionale. Chi non si colloca in questa posizione rischia di non capire quello che è lo spirito e gli indirizzi del nuovo federalismo che rovescia totalmente l'impostazione classica aprendo al concetto del contratto risolubile. Comunque più avanti sul nostro sito affronteremo i vari aspetti di quella che è stata definita la rivoluzione neofederale. Un grazie particolare anche agli amici di IN MOVIMENTO per il bellissimo lavoro che ci hanno inviato su questo tema.

Re: FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    Da Lucia a 26/06/2014 17.16
Grazie molto Antonio!

Re: FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    Da Pietro Franzetti a 27/06/2014 9.27
Io penso che la secessione da questa Italia sia l'ideale ma mi rendo conto che in questo momento sia un strada poco percorribile. Non abbiamo l'autonomia economica e l'Europa stessa non lo permetterebbe e poi come si fa poi ad affrontare la sfida della globalizzazione senza far parte di una realtà più vasta e organizzata. Se il federalismo moderno è la via più indolore per essere più liberi e autonomi allora va bene, a patto però di mantenere le nostre risorse sul territorio e di decidere volta per volta ciò che ci è più conveniente. Comunque sono curioso di capire bene l'impostazione di questo nuovo federalismo.

Re: FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    Da Basilio a 27/06/2014 18.58
Ciao amici vi ho trovato solo ora scovando un articolo sulla secessione italiana su Liberi Vicentini. Siete incredibilmente interessanti anzi una vera sorpresa in un panorama di grande mediocrità. Secessione , Federalismo, Europa, Bildemberg, Antimafia e che vuoi di più. Ora mi devo leggere il resto e poi vi farò sapere. Sempre forza sud!

Re: FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    Da Giancarlo a 28/06/2014 12.21
Qualunque sia il metodo per essere liberi l'importante è rompere le catene dell'immobilismo.

Re: FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    Da Basilio a 04/07/2014 12.26
Vi ho inviato alcune mie riflessioni all'indirizzo laltrosud@laltrosud.it, spero siano utili alla causa. ciao a tutti

Re: FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    Da Rino Di Maio a 04/07/2014 23.55
L'evoluzione dell'economia industriale degli ultimi decenni conferma che solo l'individuo lasciato libero di operare su un mercato altrettanto libero può trovare soddisfacimento pieno ai propri bisogni. Lo Stato è, quasi sempre, un intralcio. La stessa ragion d'essere del moderno Stato-nazione, che Max Weber codificava nella formula del "monopolio della forza fisica legittima", è venuta meno da quando l'extrema ratio bellica, l'impiego dell'arma di ultima istanza che solo uno Stato può possedere, coincide con la probabile distruzione di entrambi i contendenti. Pensare di continuare a gestire l'Italia come se fosse un unico popolo, un'unica cultura e un'unica storia non potrà che portare conseguenze devastanti per tutti i suoi cittadini da sud a nord. Ora bisogna riformulare un nuovo contratto tra i popoli e aprire una nuova strada verso la libertà.

Re: FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    Da Susy a 06/07/2014 12.43
davvero istruttivo questo articolo, bacioni!

Re: FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    Da Oreste Piantedosi a 08/07/2014 14.08
Il Sud continua a peggiorare e rimane una delle zone più depresse d'Europa, che altro si può dire. Che significato ha essere italiani e affogare nella disoccupazione di massa e nell'emarginazione da tutto ciò che conta in questo paese. Se il federalismo o la secessione possono essere la soluzione per liberarci da questo inferno, allora andiamo avanti fino in fondo e bye bye Italia.

Re: FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    Da Barbara a 29/01/2016 20.13
"La sola idea che possa esistere una sovranità nazionale unica e indivisibile, localizzata magari in una capitale di uno stato, appare ormai superata e ridicola di fronte alla realtà di un mondo interdipendente dal punto di vista politico, militare ed economico".<br>Grande Antò! Sei la nostra guida.

Re: FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    Da Catello a 05/02/2016 18.59
Se penso a quello che succede negli stadi italiani quando gioca il Napoli andrei subito via da questa merda di paese.

Re: FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    Da Marina Frezza a 10/02/2016 20.26
Ancora non capisco perchè l'Altro sud non abbia il riconoscimento che merita, di fronte a certe nullità voisiete dei giganti culturali e politici, mistero!

Re: FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    Da Michele a 19/02/2016 19.29
Marina Frezza, forse perché non leccano il culo a nessuno e volano alto, vedi quelle merdacce che sono in fila con il cappello in mano per elemosinare un posticino al comune di Napoli. altro che sudisti sono invertebrati senza pudore.

Re: FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    Da IN MOVIMENTO a 20/02/2016 19.46
Federalismo o morte!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Re: FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    Da Eddy a 25/02/2016 19.11
ottima analisi ma il problema è chi gestirà il tutto. i partiti meridionalisti sono solo una inulte vetrina di "prime donne" in cerca di un pezzettino di visibilità, forse l'Altro sud che ha una dimensione europea potrebbe raccogliere intorno a se personalità credibili però temo che abbia paura di farsi impantanare nella melma degli zombi sudisti

Re: FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    Da Antonio Cafasso a 28/02/2016 13.18
Avete proprio ragione! Vedete quello che sta succedendo a Napoli<br>La parabola sbilenca del sindaco che sogna Zapata: da rivoluzionario a riciclatore di rottamati<br>Se fosse un soggetto cinematografico, una storia da raccontare sul grande schermo, sarebbe un blockbuster finito male. Un flop, insomma. Lui, il rivoluzionario che sogna Zapata, che da un lato si avventura sul terreno della libertà, condannando i lobbisti e affermando di non aver ceduto al “compromesso morale”, e poi improvvisamente imbarca tutti: i “rottamati” degli altri partiti, i transfughi, i parvenu della politica, i trasformisti. Come dire, un conto è la teoria, e lì siamo tutti bravi a fare gli idealisti e disegnare scenari idilliaci, e un conto è la pratica, dove bisogna scegliere in concreto cosa fare. E il sindaco arancione sembrerebbe aver scelto, sembrerebbe aver scelto di vestire i panni del rivoluzionario a chiacchiere e del “riciclatore”, di esponenti politici e di vecchie sigle, nei fatti. Del resto, questa sorta di doppiezza, di doppia morale, è apparsa in lui preponderante sin da subito. Sin da quando ha offerto incarichi e prebende ad esponenti di altri partiti in una logica davvero rivoluzionaria, nel senso cioè più perverso e distorto del termine, in una logica che è andata oltre il consociativismo e ha sposato il più atroce costume contemporaneo della politica, quello del mercato delle vacche. Dove fossero finiti gli ideali, le battaglie ideologiche, lo “zapatismo in salsa partenopea”, quando de Magistris imbarcava esponenti dello schieramento opposto, ancora non si sa ma ciò che è certo è che il guerrigliero messicano si sarebbe rivoltato nella tomba se avesse assistito a questa ignobile campagna acquisti, che il primo cittadino napoletano va inscenando, senza vergogna, alla vigilia delle elezioni comunali.<br>Che si trattasse di un’amministrazione e di un sindaco più propenso ad iniziative di facciata che non a lavorare alle facciate dei palazzi e alle buche, lo si era notato immediatamente dopo l’insediamento della giunta comunale. Una giunta partita in un modo, con professionisti, magistrati e professori, e finita in un altro. E poi. Cambiare nome alla società che eroga l’acqua in città, dare la cittadinanza onoraria ad Abbas o ad Ocalan, che “c’azzecca”, direbbe il suo vecchio capo Di Pietro, con il governo di Napoli e con i problemi di circa un milione di cittadini. Mi piace citare a questo punto Massimo Adinolfi, che sul “Mattino” di ieri, ha centrato perfettamente il tema della credibilità di questo sindaco quando scrive, in un puntuale fondo dal titolo oltremodo eloquente “Zapata non ripara le buche”, che “la poesia della rivoluzione non va molto d’accordo con la prosaica cura quotidiana della città”. Come a dire: un sindaco si misura sulla capacità che ha o che non ha di amministrare il bene comune, non certo per le suggestioni che dovesse eventualmente riuscire a trasmettere ad una platea di irriducibili sognatori della sinistra-sinistra, peraltro che non vivono e, soprattutto, non votano a Napoli. <br>A ciò si aggiunge un’altra lettura ed un interrogativo rispetto all’attuale proposta “rivoluzionaria” del sindaco arancione. Ovvero, il cortocircuito tra la “campagna acquisti” praticata nei bassifondi della politica e la “Napoli fuori controllo” e “assetata di giustizia e anarchia”, a cui de Magistris avrebbe tolto il tappo per liberare energie, che tipo di danni potrebbero eventualmente arrecare ad una campagna che si gioca sul terreno della crisi e della disperazione sociale? Questo un sindaco responsabile ed un ex magistrato dovrebbe chiederselo. E’ corretto, oltre che opportuno, richiamare alla mente di un popolo già sensibilmente provato dall’assenza di occupazione e alle prese con mille problemi l’immagine di guerriglieri e di rivoluzioni? <br>In… fondo, in… fondo, al napoletano serve un’amministrazione ed un sindaco che “faccia le cose”, che consenta a Napoli di ritornare all’ordinario. A chi può servire trasformare la città in un totem rivoluzionario quando i palazzi cadono a pezzi e le strade somigliano sempre più ad un colabrodo? E, soprattutto, che senso ha prospettare scenari e stagioni di rinnovamento morale quando si procede ad imbarcare tutti pur di restare in sella e preservare la poltrona?

Re: FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    Da Mario a 10/03/2016 19.45
Il PD renziano, non c'entra nulla con la sinistra, con la storia, con l'onore. E' un OGM affaristico' corrotto, sleale, eticamente sprovveduto. Ho pieta,' per i beoti che pedissequamente continuano a credere e a votare per tale agglomerato di nefandezze interrogate i, reagite, esaminate la vostra coscienza! In piedi, non proni!! Gettate in faccia il vostro: no!!! Il vostro dissenso al cavaliere del nulla!! Liberiamoci da tutti!!!!!!

Re: FEDERALISMO: LA FORZA DELL'AUTONOMIA    Da Tom Capasso a 28/05/2016 0.08
l'dea federale è un grande valore di libertà e non capisco perché altre forze politiche hanno rinunciato a questa ideologia magari predicando un' impossibile secessione che nessuna vuole veramente, bravi voi!


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